COP 26: un appuntamento storico per il futuro del genere umano

Di Mondo, Sostenibilità

Tra un paio di settimane si aprirà a Glasgow la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

La sigla che caratterizza questo incontro è COP 26: la 26° sessione di questa Conferenza, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 a Rio, con la successiva rettifica nel 1995 a Berlino (COP 1).

Alcune Conferenze hanno avuto più rilevanza dal punto di vista decisionale.

In particolare la COP 3 del 1997 che ha generato il Protocollo di Kyoto, il primo accordo contenente obiettivi quantitativi (riduzione delle emissioni di CO2 rispetto al 1990).

E soprattutto la COP 21 del 2015 nella quale si sono messi a punto gli Accordi di Parigi, il primo trattato con obiettivi giuridicamente vincolanti sottoscritto da tutti i Paesi del Mondo (eccetto gli Stati Uniti, che, sotto la Presidenza Trump nel 2017, hanno ritirato la loro adesione).

Il 2015 è stato un anno particolarmente significativo con tre eventi contemporanei e decisivi per la sensibilizzazione verso il contrasto dei cambiamenti climatici: la firma dell’ Accordo di Parigi, la presentazione di Agenda 2030 da parte delle Nazioni Unite con la definizione dei 17 SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile) e l’uscita dell’enciclica “Laudato Si’” emanata da papa Francesco. 

Gli Accordi di Parigi prevedevano il contenimento del riscaldamento della superficie terrestre a 1,5 gradi rispetto al 1990 attraverso impegni cogenti di riduzione delle emissioni di CO2.

Negli ultimi anni, è cresciuta ulteriormente la sensibilità verso la sostenibilità e la necessità di accelerare il processo di decarbonizzazione possibile solo con un approccio globale.

L’Unione Europea ha ulteriormente alzato l’asticella dandosi obiettivi più stringenti con il Next Generation EU (-55% di emissioni e 40% di energia da fonti rinnovabili nei consumi finali entro il 2030; zero emissioni di gas serra al 2050.).

La Conferenza COP 26 che si terrà a Glasgow nel mese di novembre è chiamata ad un compito cruciale. Dagli esiti della conferenza dipenderanno le decisioni che condizioneranno il percorso nei prossimi anni e la capacità del genere umano di vincere la sfida del contrasto ai cambiamenti climatici.

Dovranno essere composte le diverse visioni che oggi sono sul tavolo e in particolare la distribuzione degli sforzi tra i diversi Paesi con la conferma di quanto abbozzato negli accordi di Parigi: la contribuzione da parte dei Paesi con economie evolute al percorso dei Paesi in via di sviluppo che sicuramente sono molto meno responsabili dell’inquinamento generato in un paio di secoli di industrializzazione. In gioco ci sono anche scelte sulle opzioni che verranno dichiarate sostenibili e di conseguenza favorite e finanziate. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rappresenta l’opzione centrale, ma la discussione riguarderà il ruolo del gas naturale, il meno inquinante tra tutti i combustibili fossili che si candida ad essere un attore importante nella fase di transizione, soprattutto per garantire la continuità e stabilità nella  erogazione di energia elettrica. Il ruolo dell’idrogeno, candidato ad un ruolo chiave a lungo termine come vettore e accumulatore di energia. Il nucleare, che certamente non è responsabile delle emissioni di CO2, rappresenta a nostro avviso una opzione da esplorare, ma allo stato attuale della tecnologia è molto lontano dal poter essere definito sostenibile, a causa delle pesanti eredità legate allo smaltimento delle scorie e al decommissioning degli impianti a fine vita.

Tutta l’umanità assisterà con il fiato sospeso alla Conferenza di Glasgow.

Last modified: 15 Ottobre 2021

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