Un mondo da rifare

L’invecchiamento rapido del mondo che abbiamo costruito è dovuto ad un fenomeno straordinario: il formidabile effetto leva che si è determinato negli ultimi cinquant’anni nello sviluppo scientifico-tecnologico. Le costruzioni, le città, i veicoli, i processi industriali, i sistemi di mobilità, la salute, la diffusione dell’energia, il ciclo di utilizzo delle risorse: tutto potrebbe essere ripensato. Disponiamo di un grande trampolino per uscire con decisione dalla crisi. Indirizzare grandi energie per “rifare il mondo” è il motore per dare una prospettiva di sviluppo. Una spinta che potrebbe essere paragonabile a quella del secondo dopoguerra, ma che per fortuna sarebbe legata all’evoluzione scientifica e tecnologica e non ad una tragica fase di distruzione globale dell’esistente. L’insieme di questi presupposti crea le condizioni per quello che oggi viene definito Green New Deal

Il cardinal Martini, nel suo testamento spirituale, ha dichiarato che la Chiesa è indietro di 200 anni. L’affermazione è stata vissuta da alcuni come una provocazione. Non ci permettiamo di fare valutazioni su questo tema, ma ci sentiamo di affermare con altrettanta forza che è tutto il mondo che abbiamo costruito ad essere indietro di almeno un secolo.

L’invecchiamento rapido è dovuto ad un fenomeno straordinario: il formidabile effetto leva che si è determinato negli ultimi cinquant’anni nello sviluppo scientifico-tecnologico.

Per alcuni millenni la civiltà ha basato il suo percorso evolutivo sul graduale incremento dei moltiplicatori della forza fisica. Da poco più di cinquant’anni l’uomo si è dotato di sistemi di moltiplicazione delle sue capacità intellettuali. L’avvento e la crescita esponenziale delle capacità di calcolo e di comunicazione stanno dando un impulso impressionante alla velocità di evoluzione della scienza e della tecnologia.

Oggi abbiamo a disposizioni una gamma di opzioni tecnologiche impensabili fino a pochissimi anni fa e difficili anche da immaginare nelle loro evoluzioni: microelettronica ed “intelligenza diffusa”; comunicazioni velocissime; intelligenza artificiale; biotecnologie; neuroscienze; astrofisica; medicina e scienze della vita; nanotecnologie che consentono di “costruire con gli atomi”; nuovi materiali con proprietà inedite; nuove modalità di catturare l’energia. Questo solo per citarne alcune.

Questa nuova tavolozza di opportunità consentirebbe di disegnare un mondo completamente diverso da quello da cui siamo circondati, che ha le sue radici in paradigmi tecnologici superati, a volte anche di secoli. Viviamo in un “mondo pesante”, figlio di una prima industrializzazione. Le costruzioni, le città, i veicoli, i processi industriali, i sistemi di mobilità, la salute, la diffusione dell’energia, il ciclo di utilizzo delle risorse: tutto potrebbe essere ripensato.

L’obsolescenza e l’inefficienza dei sistemi da cui siamo circondati è paradossalmente la maggiore risorsa su cui possiamo contare! Quanto maggiore è l’inefficienza di un sistema, tanto maggiore è il ritorno economico possibile di un investimento in una nuova generazione tecnologica. I sistemi più inefficienti incorporano la maggiore potenzialità di benefici economici latenti. E questo paradigma è una grande opportunità per il nostro “vecchio mondo” e, mi viene da dire, per l’Italia in particolare.

Disponiamo di un grande trampolino per uscire con decisione dalla crisi.

Indirizzare grandi energie per “rifare il mondo” è il motore per dare una prospettiva di sviluppo. Una spinta che potrebbe essere paragonabile a quella del secondo dopoguerra, ma che per fortuna sarebbe legata all’evoluzione scientifica e tecnologica e non ad una tragica fase di distruzione globale dell’esistente.

Dove troviamo le risorse per fare i grandi investimenti che sarebbero necessari? E’ questo l’interrogativo che ci sta tenendo da anni in una fase di stallo. Da sempre, dal momento in cui il primo agricoltore ha deciso di riporre una parte dei semi del raccolto sottoterra (il primo investimento), sono gli investimenti a creare valore e a incrementare le risorse. Quando un “investimento si paga” significa che dopo un certo tempo, grazie all’investimento fatto, si dispone di più risorse di quelle che si avevano prima di farlo. Leggi anche “Investire per creare ricchezza, creare ricchezza per investire“.

Una grande parte degli investimenti che dovrebbero essere fatti per imboccare la strada di un nuovo modello di sviluppo sostenibile hanno rischi bassissimi, dal momento che il loro ritorno è garantito da leggi della fisica e da tecnologie consolidate (ne sono un esempio gli investimenti in produzione di energia da rinnovabili e di sostituzione della illuminazione obsoleta con quella a led).

L’insieme di questi presupposti crea le condizioni per quello che oggi viene definito Green New Deal.

E non è vero che seguire questa strada significhi imboccare la via della decrescita (felice o infelice che sia). Si tratta di un grande equivoco che contribuisce a generare molte resistenze. Muovere un veicolo leggero richiede (ovviamente) meno energia rispetto a quella necessaria per muovere lo stesso veicolo realizzato con materiali più pesanti. Adottare pertanto nuove tecnologie che consentano di avere, a parità di funzionalità, un mondo più leggero porta ad un grand beneficio (risparmio energetico e riduzione di emissioni) senza intaccare minimamente il livello di benessere. L’unica conseguenza “negativa” è che l’unità di misura che oggi utilizziamo per misurare benessere e sviluppo (il PIL) correrebbe il rischio di ridursi. La misura del PIL infatti contiene al proprio interno anche tutte le esternalità negative. Ma a tutta evidenza non è il mondo leggero a costituire un problema o a rappresentare una causa di decrescita, ma è il PIL ad essere un indicatore superato. Il XXI secolo ha tutti i presupposti per consentirci di continuare lo sviluppo e la crescita: uno sviluppo sostenibile ed una buona crescita. E’ necessario però concentrare energie e intelletti per modificarne l’unità di misura.

Leggi anche: “Crescita, PIL e sostenibilità


Last modified: 10 Febbraio 2021

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