Crescita, PIL e sostenibilità

Nel mondo nuovo, sempre più leggero e immateriale, il PIL come grandezza per misurare il benessere si rivela sempre più inadeguato.Tra le innovazioni necessarie in questo momento storico, una delle più importanti riguarda la definizione di una nuova equazione che consenta di misurare in modo adeguato la “vera crescita”.
Il nuovo sistema di misura (nuovo PIL) non sarebbe un parametro neutrale, come non lo è in effetti nemmeno l’attuale PIL. Darebbe origine ad una nuova competizione tra le economie facendo realmente emergere quelle più virtuose in termini di soddisfazione dei bisogni delle persone e di qualità della vita. E il mutamento di percezioni di valore diventerebbe un elemento chiave nelle scelte di investimento di persone e imprese in direzione di una maggiore sostenibilità.

Non possiamo negare che l’aver lasciato scorazzare a briglie sciolte i meccanismi della finanza derivata, oltre ad essere stato funzionale alle aspirazioni di arricchimento rapido di trader e investment bankers, è stato anche funzionale alla necessità di rispondere al “teorema della crescita infinita”, vero Mantra di una buona  parte degli economisti di tutto il mondo. Non è questo il contesto per affrontare un tema che va ben al di là degli obiettivi di questo documento, ma è necessario comunque soffermarsi su alcune brevissime osservazioni. E’ evidente che una aspettativa di crescita infinita è un non senso logico che cozza in primo luogo contro la finitezza del sistema pianeta e delle sue risorse naturali. E’ altrettanto evidente che la crescita del benessere, così come oggi la misuriamo (crescita del PIL), è una curva che tende ad un asintoto. Le società evolute crescono sempre meno. Crescono molto le società “emergenti”, ed è naturale che sia così. Pensare che oggi le società occidentali economicamente evolute continuino a crescere ai tassi dell’epoca dello sviluppo è del tutto velleitario ed è questo il motivo per cui la crescita di “ricchezza” pilotata dalla finanza ha surrogato il calo di crescita economica tradizionale.

Crescita e sviluppo, intesi come noi li definiamo fino ad oggi, comportano poi un sempre maggiore utilizzo delle risorse naturali del pianeta che porta inevitabilmente al loro più o meno rapido esaurirsi. E’ da questa considerazione che trae origine il concetto di sostenibilità.

La soluzione non è però quella di assurgere a valore il concetto di decrescita, felice o infelice che sia, come da alcuni viene sostenuto. Si tratta  invece di proseguire sul cammino dello sviluppo, ma di uno sviluppo diverso, misurato con una diversa unità di misura. Il dibattito su questo tema a livello planetario data ormai diversi anni. A partire dalla ormai celebre affermazione di Robert Kennedy nella campagna elettorale del 1968 (“….il PIL misura  tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta.”), molti studiosi ed economisti hanno messo in discussione la bontà del PIL, al punto che sono nate diverse iniziative anche in ambito istituzionale, tra cui la conferenza di Bruxelles del 2007 organizzata da Parlamento Europeo, OCSE e WWF, intitolata “Beyond GDP” e una serie di ambiti autorevoli di sperimentazione anche in Italia, come il progetto BES (Benessere Equo e Sostenibile) nato per iniziativa di Cnel e Istat.

Il  tema però è tenuto per il momento fuori dai tavoli dei grandi decisori. Si sta prendendo atto che il mondo sta evolvendo a grande velocità in tutti i campi, si sta intravedendo il potenziale dell’evoluzione scientifica e tecnologica per il miglioramento del benessere collettivo, si osserva che tutta la società è destinata a cambiare radicalmente, lo sviluppo sostenibile sta diventando la nuova priorità, ma l’unica cosa che non si osa mettere in discussione è l’ unità di misura che utilizziamo per la valutazione del benessere, una formula arbitraria, oggetto di una convenzione, che non ha in sè niente di definitivo o di scientifico.

Non è che il PIL sia concettualmente sbagliato: è inadeguato a rappresentare una società evoluta. Diciamo che è un sistema di misura grossolano, che, se può andare bene in una fase iniziale dello sviluppo misurando la crescita “un tanto al braccio”, non può più andare bene invece quando si è vicini all’asintoto. 

In questa situazione occorre uno strumento più raffinato e più completo, adatto a misurare una crescita del benessere più “immateriale” che possa tenere conto della qualità della vita, dell’equità sociale, dello stato dell’ambiente, della giustizia, delle opportunità dei giovani, della qualità delle relazioni, del tempo a disposizione degli individui, del livello culturale, della possibilità di viaggiare….etc. In poche parole tutte le cose a cui maggiormente  aspira  una società evoluta, che ha già ampiamente soddisfatto i bisogni materiali di primo e di secondo livello.

Tra le innovazioni necessarie in questo momento una delle più importanti riguarda la definizione di una nuova equazione che consenta di misurare in modo adeguato la “vera crescita”

Allo stesso modo come è avvenuto nella fisica: la legge di gravitazione universale di Newton ha spiegato perfettamente il movimento dei corpi ed ha sempre funzionato fino a quando non ci si è trovati di fronte a particelle piccolissime e velocissime per le quali quella legge non era più in grado di funzionare: un nuovo contesto richiedeva nuove leggi. Le leggi di Maxwell sull’elettromagnetismo e la relatività ristretta di Eistein hanno superato la Fisica Classica portando di nuovo tutto a sintesi. Una nuova legge, più raffinata di quella di Newton, e che purtuttavia la comprende, riesce a spiegare anche situazioni che con la Fisica Classica non trovavano spiegazioni.

Il nuovo sistema di misura (nuovo PIL) non sarebbe un parametro neutrale, come non lo è in effetti nemmeno l’attuale  PIL. Darebbe origine ad una nuova competizione tra le economie facendo realmente emergere quelle più virtuose in termini di soddisfazione dei bisogni delle persone e di qualità della vita. E il mutamento di percezioni di valore diventerebbe un elemento chiave nelle scelte di investimento di persone e imprese in direzione di una maggiore sostenibilità.

Non essendo peraltro ancora all’ordine del giorno un percorso concreto per l’adozione di un nuovo PIL, crediamo però che sia giunto il momento di iniziare concretamente  a convogliare creatività e innovazione anche su questo terreno. L’Emilia Romagna, una delle regioni più avanzate al mondo in termini di ricchezza e di benessere, dovrebbe provare ad inserirsi nel filone della Ricerca anche in questo campo, magari partecipando  a gruppi di studio e  prestandosi per una sperimentazione sulle misure del benessere sulla base di un nuovo parametro.

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Last modified: 10 Febbraio 2021

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