Finanza speculativa e origine della crisi

Di Economia e lavoro, Mondo

Non ci sono dubbi sul fatto che la profonda crisi che ha di recente attraversato il sistema  economico globale abbia avuto origine da comportamenti distorti della finanza speculativa.  Parliamo della finanza che ha intrapreso la strada della creazione di ricchezza dalla finanza stessa con architetture “derivate” senza più alcun collegamento con la cosiddetta economia reale. E’ una deriva che anche in passato è stata all’origine di bolle speculative, ma che ha assunto negli ultimi due decenni dimensioni gigantesche e fuori controllo a causa sia dei processi di deregolamentazione attuati in maniera generalizzata, sia della disponibilità delle nuove tecnologie (capacità di calcolo e telecomunicazioni) in grado di mettere in campo veri e propri fattori di scala nella velocità delle transazioni e nella quantità e complessità dei titoli emessi . Basti pensare che solo nel 1990 l’ammontare della finanza “derivata” (l’ammontare dei titoli che hanno come sottostante altri titoli) valeva circa due volte l’ammontare del PIL mondiale, più o meno come il totale della finanza “diretta” (azioni e obbligazioni). Dopo solo venti anni, all’epoca dell’inizio della crisi, mentre la finanza diretta valeva ancora all’incirca due volte l’ammontare del PIL mondiale, il totale della finanza derivata si era moltiplicato in modo incontrollato, con stime che vanno da dieci ad addirittura settanta volte il PIL mondiale (!).

Una quantità immensa di ricchezza virtuale in grado di scommettere su qualunque tipo di evento e di condizionare le economie di interi paesi. La crisi, come sappiamo, inizia verso la fine del 2007 e scoppia nell’estate del 2008 con l’evidenza dell’impossibilità per le grandi banche di far fronte alle perdite dovute ai prodotti finanziari tossici. E a quel punto, come noto, si innesca un effetto contagio che dalle grandi banche (too big to fail) si trasferisce agli Stati attraverso l’aumento del debito, e dagli Stati di nuovo alle banche per i rischi relativi alla sottoscrizione dei titoli pubblici. Una spirale perversa che ha ben presto intaccato l’economia reale, drenato la liquidità, il credito e la fiducia con gravi conseguenze per le imprese e il sistema produttivo.

Naturalmente la crisi non colpisce in modo omogeneo, ma concentra i suoi effetti soprattutto nei paesi nei quali il tasso di crescita risente del raggiungimento di un asintoto (Europa in primis). Si crea una geografia a macchia di leopardo dove le imprese che vivono della sola domanda interna (italiana, ma anche europea) soffrono in maniera particolare, al contrario di quelle che hanno dimensioni e/o nicchie di eccellenza che le mettono in grado di sfruttare la forte crescita di domanda dei paesi emergenti.

Last modified: 10 Febbraio 2021

Comments are closed.

No comments yet.

× Close