STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE 2017

Di Sostenibilità, Tecnologia

Il documento SEN 2017 – Strategia Energetica Nazionale – pubblicato dal governo il 10 novembre costituisce un punto di riferimento per tutte le azioni da intraprendere da parte di policy maker, cittadini e operatori del settore. L’Italia si trova su alcuni temi in posizione di vantaggio rispetto a molti altri paesi, ma gli obiettivi al 2030, specie sulla crescita delle fonti rinnovabili, sono molto sfidanti.

Dopo essere stato aperto alla consultazione pubblica da giugno a settembre, è stato ufficialmente pubblicato il documento SEN – Strategia Energetica Nazionale 2017 – che contiene gli scenari energetici al 2030.

Si tratta di un piano che si coordina con il più ampio progetto europeo Clean Energy Package formulato nel 2016, che rappresenta le azioni coordinate dell’Europa per raggiungere obiettivi condivisi al 2030 prefigurando gli scenari degli accordi di Parigi al 2050 (contenimento del riscaldamento del pianeta al di sotto dei 2°).

Gli accordi di Parigi, sottoscritti da 175 paesi, costituiscono veramente una sfida planetaria, la più grande avventura totalmente  condivisa della storia del genere  umano.

E’  affascinante osservare come tutti i Governi del mondo stiano mettendo in campo azioni specifiche tutte convergenti e come, su questa battaglia contro un nemico comune, si genereranno peraltro i nuovi sistemi di competitività tra le nazioni del mondo. Non è un caso se anche i più grandi paesi detentori delle risorse fossili (Arabia Saudita ed Emirati in primis) stanno investendo pesantemente sulla produzione di energia da fonti rinnovabili. E non è un caso se, nonostante le dichiarazioni di Trump, sia le grandi aziende, sia i principali stati americani abbiano confermato l’intenzione di procedere con grande determinazione in linea con gli accordi di Parigi.

La SEN rappresenta per l’Italia un tentativo importante e strutturato di definizione di linee-guida a lungo periodo relative a tutti i temi di natura energetica e riteniamo pertanto che costituisca un passo importante e un punto di riferimento per policy maker, cittadini e operatori del settore.

Il documento tratta tutti gli aspetti della politica energetica del Paese: produzione di energia elettrica, efficienza energetica, mercato elettrico, gestione fonti fossili, mobilità, approvvigionamenti, tariffe, etc.

In questa nota di commento tratteremo per forza di cose solo alcuni di questi spetti aspetti in particolare legati alle rinnovabili e al mix energetico della produzione di energia elettrica.

Come già noto si evidenzia nel documento una situazione di vantaggio (una volta tanto) del nostro Paese relativamente al mix di fonti energetiche.

E’ infatti ormai acclarata e condivisa la necessità di abbandonare il ricorso alle fonti fossili che porta con sé il duplice problema delle emissioni di gas climalteranti (soprattutto CO2) e della loro limitatezza (si sono formate in centinaia di milioni di anni e le stiamo esaurendo in circa due secoli…!).

Il passaggio dalla dipendenza fossile alle fonti rinnovabili è in corso e sta accelerando, ma richiederà alcuni decenni e si profila quindi una fase di transizione nella quale si dovranno abbandonare per prime le fonti fossili più inquinanti per poi arrivare alla loro eliminazione totale. E’ il gas (la fonte fossile a più basso inquinamento) che si candida ad essere il veicolo di accompagnamento verso la completa decarbonizzazione.

Il mix di fonti energetici ideale in questa fase è quello che vede affiancati gas e rinnovabili. L’Italia in virtù di scelte passate, alcune consapevoli e alcune anche fortuite si trova ad avere il mix di fonti energetiche più vicino a quello ideale (vedi tabella sottostante). 

La tabella evidenzia anche la forte presenza del nucleare in alcuni paesi, presenza che peraltro oggi rappresenta più un problema che un vantaggio. La Francia, paese che più di tutti si appoggia sul nucleare ha presentato nel suo piano prospettico una riduzione del 30 % della potenza installata al 2030. La Germania, come noto, ha dichiarato la sua volontà di uscire completamente dal nucleare. La Svizzera ha decretato con un recente referendum l’uscita completa dal nucleare dal 2050 e il blocco da subito della costruzione di nuove centrali.

L’attuale posizione di vantaggio non deve però farci riposare sugli allori, ma deve portarci a cavalcare la situazione per guadagnare posizioni in termini di competitività complessiva del sistema paese.

Gli obiettivi previsti dalla SEN in termini di produzione di energia elettrica sono quelli riportati nella tabella seguente.

 
2015
SEN 2030
 
TWH
%
TWH
%
Delta %
Totale Fonti Rinnovabili
109
39
184
61
  +     67
Idroelettrico
46
 
50
 
  +       8,7
Eolico
15
 
40
 
  +   167
Fotovoltaico
23
 
72
 
  +   213
Alter FER
25
 
22
 
   –    15
Gas
111
39
118
39
  +       6,3
Fossili ad alte emissioni
62
22
   –  100
Carbone
43
 
 
   –  100
Altri fossili 
19
 
2
 
   –     89
Totale produzione
282
100
304
100
   +      6,7 

Il prospetto evidenzia immediatamente gli elementi chiave della strategia: 

–       la eliminazione totale della produzione da centrali elettriche a carbone, che passa dai 22 TWH del 2015 a 0 TWH nel 2030 (phase-out  previsto al 2025)

  • la eliminazione quasi totale di quelle a oli combustibili (da 19 TWH a 2 TWH);
  • la compensazione di questa riduzione a carico totalmente dall’incremento della produzione da fonti rinnovabili (da 109 TWH a 184 TWH); 
  • il sostanziale mantenimento della produzione da fonte gas (da 11 TWH a 118 TWH).

Il significato della strategia prende corpo chiaramente se si osserva uno dei rari squarci che la SEN dedica allo scenario 2050, rappresentato dal grafico seguente nel quale si evidenzia il trend complessivo auspicato, con la quasi totale decarbonizzazione nel 2050 della produzione di energia elettrica: rinnovabili in costante crescita, fonti fossili in rapida discesa fino alla scomparsa tra il 2025 e il 2030 e gas, che resta costante per poi iniziare a decrescere a partire dal 2025.

La sottolineatura che è inevitabile fare riguarda i trend di crescita delle rinnovabili. Al 2030 la produzione da eolico deve crescere del 167% e la produzione da fotovoltaico deve crescere del 213% rispetto al 2015. 

Per quanto riguarda l’eolico si può già ora intravvedere nelle attività di revampingrepowering il principale driver della crescita, in quanto le tecnologie già attualmente disponibili consentono di triplicare la potenza a parità di occupazione di suolo, e il solo vincolo su cui concentrarsi è rappresentato dalla complessità degli iter autorizzativi.

Diverso è il discorso relativo al fotovoltaico.  L’aumento di produzione di energia prevista al 2030 per questa fonte è di 49 TWH pari ad un incremento di potenza installata di circa 40 GWp che, spalmati negli anni, sono circa 3 GWp di nuovo installato all’anno. 

Rammentiamo che questi numeri sono stati raggiunti soltanto nel 2011 e nel 2012 e che dopo la interruzione della politica degli incentivi i valori sono stati  inferiori di un ordine di grandezza (nel 2015, anno di riferimento per la SEN la potenza installata di fotovoltaico  è stata di 290 MWp). 

Il trend previsto quindi richiede una forte discontinuità che può derivare solo da politiche attive mirate, soprattutto se si pensa ad impianti di grande taglia la cui diffusione richiede una analisi approfondita relativa ai possibili siti di installazione.

L’elemento chiave potrebbe  essere rappresentato da una forte diffusione di impianti sulle grandi superfici coperte di stabilimenti industriali e commerciali, dove l’investimento del fotovoltaico si dovrebbe accompagnare a progetti complessivi di ottimizzazione dei flussi energetici di  produzione e di consumo. E’ evidente che questo sarà possibile nel quadro di una ulteriore sensibile riduzione dei costi dei pannelli fotovoltaici  e dei sistemi di accumulo, nonché di novità regolatorie su contratti di lungo termine (PPA) e sistemi aggregati di utenza.

Va ricordato poi che ad aumentare la criticità legata agli obiettivi di crescita del fotovoltaico contribuisce anche la cessazione, attorno al 2030, della erogazione degli incentivi per la gran parte degli impianti attualmente funzionanti. Questa scadenza richiede di essere gestita immaginandosi scenari di continuità, per evitare che si assista a quella data ad una brusca diminuzione della produzione anziché all’auspicato aumento.

Altro elemento chiave che la SEN mette molto bene in evidenza è la necessità di gestire la complessità derivante dalla produzione distribuita e dalla prevalenza delle fonti rinnovabili, per definizione poco programmabili. Questo tema è al centro di importanti progetti di investimento e di ricerca che vedono impegnati i grandi player del settore (Terna prima tra tutti) e i centri di ricerca specializzati, in particolare ENEA e RSE. La nuova complessità richiede nuove infrastrutture tecnologiche per governare le necessità di flessibilità e riserva di capacità, ruolo fino ad oggi presidiato dalle centrali di produzione termoelettriche. In particolare sono allo studio sistemi di integrazione intelligente tra reti elettriche, idro e gas per gestire storage idroelettrico (tecnologia matura da potenziare) e storage elettrochimico ancora fortemente in evoluzione.

Centrale in questo processo di trasformazione sarà il ruolo della digitalizzazione, nel crocevia tra Internet delle Cose (IoT), Big-data e sistemi cloud, in uno scenario ormai prossimo nel quale l’Intelligenza Artificiale sarà in grado di governare processi decisionali istantanei sulla base di moli di dati giganteschi disponibili in tempo reale. Stanno peraltro nascendo anche nel settore energetico nuovi modelli di business incentrati sul digital energy.

Altri spunti di riflessione discendono dall’esame  della tabella riassuntiva dei principali obiettivi SEN al 2030.

Last modified: 10 Febbraio 2021

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