Come innescare gli investimenti in sostenibilità

Di Economia e lavoro, Sostenibilità

 Politiche fiscali, project-finance e altro.

Detto che non esiste una unica azione risolutiva per l’attivazione del circuito degli investimenti in sostenibilità, si possono esplorare diverse strade per fare convergere energie in quella direzione.Innanzitutto esaminiamo il ruolo delle istituzioni e dei policy-maker che può essere svolto come sempre su due binari paralleli e/o alternativi: quello degli investimenti diretti e quello della politica fiscale e/o degli incentivi. Non è facile pensare in questa fase a spazi significativi per investimenti pubblici diretti, anche se si è già sottolineato come il blocco degli investimenti sia una strategia suicida per una comunità. E questo vale sia per gli investimenti privati che per quelli pubblici. Si pone come si è detto, semmai, il problema della valutazione degli investimenti e del loro reale ritorno, argomento su cui torneremo in seguito (Come scegliere gli investimenti pubblici). Ma risolto questo punto anche gli investimenti pubblici costituiscono fattori di creazione di ricchezza per la comunità che li effettua.

La politica fiscale pare però quella su cui lo Stato e le amministrazioni locali potrebbero in tempi brevi  concentrarsi per orientare e sollecitare i comportamenti della società verso la direzione che ritengono auspicabile.

Le agevolazioni fiscali possono rappresentare  un forte incentivo per gli individui e le imprese a intraprendere investimenti in una o in un’altra direzione. E la leva fiscale deve essere utilizzata proprio in modo selettivo, favorendo quegli investimenti la cui realizzazione, oltre a portare un beneficio economico per chi li sostiene, porta un beneficio indiretto per l’intera collettività. E riteniamo che il beneficio per la comunità debba essere tanto più considerato quanto più genera effetti di lungo periodo e sulle nuove generazioni, realizzando un primo passo di “risarcimento generazionale” rispetto all’accumulo egoistico che ha caratterizzato la generazione del dopoguerra (accumulo di debito pubblico, sottrazione di risorse naturali).

La politica fiscale utilizzata con queste finalità potrà rafforzare e contemporaneamente essere rafforzata nei suoi effetti da progressive modificazioni delle percezioni di valore. 

Riferendosi per esempio al mercato immobiliare è abbastanza chiaro il mix di caratteristiche che oggi determinano i valori. Questo è un po’ meno evidente in un mercato un po’ vischioso e poco trasparente come quello italiano; lo è molto di più nei  mercati più evoluti e trasparenti. Il valore di un edificio è determinato da un mix di fattori quali l’età, il livello qualitativo, l’ubicazione, il quartiere, l’efficienza e la vicinanza dei mezzi di trasporto, etc. Stanno però emergendo nuovi fattori destinati ad avere sempre più peso: il consumo energetico dell’edificio, la sostenibilità dei sistemi di riscaldamento/condizionamento, la presenza di verde,  l’inquinamento etc. Naturalmente ci sono fatti contingenti che accelerano rapidamente i mutamenti di percezione di valore, come è avvenuto nella nostra regione relativamente ai criteri antisismici.

Il processo di mutazione della percezione di valore cambia la propensione  verso certi tipi di investimenti dal momento che cambiando il valore, cambia anche il ritorno degli stessi investimenti.

Tali mutamenti possono essere dovuti a cambiamenti di sensibilità culturali e anche da fattori indotti, come nel caso di introduzione di certificazioni e classificazioni ad opera dei legislatori. E’ evidente l’impatto che avrebbe su tali cambiamenti di sensibilità il percorso di adozione di nuovi sistemi di misura della ricchezza (nuovo PIL).

Oltre agli interventi di politica fiscale si possono studiare ulteriori  formule  destinate al processo di innesco degli investimenti.

Un approccio sperimentato di recente in alcune provincie, proprio per investimenti sulla riqualificazione degli edifici, prevede la messa a disposizione da parte dei soggetti regolamentatori di “incrementi di valore” per chi decide di investire in tal senso. Si tratta, per esempio, di riconoscimento di aumenti di volumetria concessi al soggetto “condominio”, in modo che la collettività dei proprietari  possa da questo trovare parte delle risorse da destinare al miglioramento dell’intero edificio. Sono infatti proprio le proprietà frazionate di uno stesso edificio, gestite in logica condominiale, diffusissime in Italia più che altrove, a costituire uno dei principali ostacoli alla introduzione di innovazioni che consentirebbero un sensibile miglioramento nel senso della sostenibilità. 

Un altro filone è rappresentato dalle iniziative di collaborazione pubblico-privato che sono già state sperimentate in moltissime situazioni. In questo caso, come per le Esco, il filo conduttore è l’esistenza di “situazioni” in grado di generare ritorni economici misurabili, che possano, in quanto tali, mobilitare capitali privati. Il modello è quello del project-finance. Quella che tradizionalmente è l’”opera pubblica” può essere realizzata attraverso un mix di apporti, che vede il Pubblico definire le priorità e creare i presupposti per l’investimento e il Privato destinare proprie risorse finanziarie, realizzare l’investimento e occuparsi della gestione. 

Andrebbero probabilmente approfonditi modelli di project-finance appositamente orientati agli investimenti destinati alla sostenibilità, per i quali il mix di apporti può essere calibrato anche in modi e con apporti diversi, proprio in funzione della maggiore o minore ricaduta dell’investimento sul benessere della collettività.

Aggiungiamo per concludere un’altra tipologia di modelli di intervento che possono essere messi in campo. Si tratta dei fondi rotativi e dei fondi di garanzia, che aiutano l’accesso al credito ordinario, strumenti questi che si caratterizzano per il “basso consumo di risorse” e che hanno proprio la caratteristica di fungere da “innesco” per investimenti che poi troveranno nel risultato degli stessi la creazione delle risorse necessarie per effettuarli.

Anche per la messa a punto di tutti questi tipi di interventi è richiesta  una dose di innovazione e di energia creativa non diversa da quella spesa per individuare nuovi scenari tecnologici ed industriali.

Last modified: 10 Febbraio 2021

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