Come decidere gli investimenti pubblici

Di Economia e lavoro, Sostenibilità

L’elemento chiave relativo alla reperibilità delle risorse per effettuare gli investimenti (la fatidica domanda: dove troviamo i soldi?) sta nella capacità dell’investimento stesso di creare nel tempo un valore superiore all’ammontare investito.

Ne discende che il problema sta nei meccanismi di innesco da un lato e nella reale capacità di valutare il ritorno dell’investimento, cioè la sua reale capacità di creare valore, dall’altro.

Anche questo secondo aspetto è tutt’altro che banale.

La letteratura e la prassi hanno prodotto nel tempo varie metodologie per la valutazione degli investimenti. Non è questa la sede per enumerare ed analizzare i vari strumenti oggi disponibili (DCF, TIR, NPV etc)  in grandissima parte di matrice finanziaria.

Stanno anche emergendo negli ultimi anni strumenti specifici per gli investimenti sostenibili da utilizzarsi, per esempio, nel caso degli edifici (Financial Evaluation for Sustainable Building). Tali strumenti si pongono il problema di prendere in considerazione un maggior numero di fattori, quali per esempio le ricadute positive in termini di qualità dell’ambiente e di consumo delle risorse, benefici che vanno oltre quelli strettamente economici in capo chi l’investimento lo sostiene.

Il tentativo di ampliare il raggio d’azione delle metodologie di analisi degli investimenti risponde in effetti ad una nuova complessità.

Se si parla di investimenti pubblici, per esempio, la corretta valutazione  è fondamentale se si vuole uscire dalla logica di bloccarli tout-court per timore che dietro a supposti investimenti si nascondano sprechi e spese improduttive (per non parlare di fenomeni di corruzione; ma qui il tema è debellare la corruzione e non bloccare gli investimenti !).

Ma la necessità di una disciplina più precisa e rigorosa di valutazione degli investimenti risponde anche alla reale complessità delle situazioni da prendere in esame.

Da un lato è spesso difficile identificare i termini economici degli effetti degli investimenti quando questi intervengono su molteplici variabili. Spesso infatti le valutazioni risultano errate non perchè sia sbagliata la formula finanziaria utilizzata, ma perchè non si riesce a prevedere accuratamente tutte le implicazioni relative all’investimento effettuato. Sono sbagliati cioè i numeri che vengono inseriti nei modelli e questo perchè molte volte la valutazione si concentra sugli aspetti strettamente finanziari dedicando una attenzione più superficiale alla valutazione di tipo economico-ingegneristico su tutte le implicazioni che ne derivano.

A questo aspetto, che riguarda tutti i tipi di investimenti, se ne aggiunge un altro quando il beneficio dell’investimento non è solo limitato al soggetto che lo effettua, ma ha ricadute che vanno al di là e che riguardano il benessere di una intera collettività. A questa categoria appartengono proprio gli investimenti relativi all’efficienza energetica e al contenimento del consumo delle risorse naturali, come nel caso delle cosiddette costruzioni sostenibili.

La complessità è data da due fattori: 

  • non è facile concettualizzare la portata di questi benefici ed è ancora meno facile tradurli in variabili numeriche
  • la ripartizione dei due tipi di benefici (quello per l’investitore e quello per la collettività) implica una “cointeressenza” tra privato investitore e Pubblico, rappresentante dell’interesse comune.

La coesistenza di questi due interessi dovrebbe portare a mettere in campo azioni congiunte nelle quali l’investitore persegue il suo ROI e il Pubblico interviene per spingere l’investimento nella direzione auspicata (con incentivi, politiche fiscali etc.).

Perchè questo avvenga in modo equilibrato e perchè l’incentivo pubblico sia realmente commisurato all’entità del beneficio atteso, evitando sprechi, è necessario che le tecniche di valutazione degli investimenti facciano un passo avanti e diventino più raffinate, acquisendo la capacità di valutare nel modo più corretto possibile gli effetti indiretti, in particolare se questi riguardano soggetti poco definiti (quale è la comunità che beneficia di un efficientamento energetico?) e tempi lunghi.

Si pensi per esempio alla infinita discussione sulla TAV in Val di Susa che non riesce ad uscire da valutazioni ideologiche preconcette da una parte e dall’altra, proprio per la non disponibilità di analisi complete e circostanziate sugli effetti della sua realizzazione.

Si pensi ancora all’eterna questione del dissesto idrogeologico e al trade-offtra investimenti per la prevenzione e costi per gli interventi a posteriori.

O ancora, il tema attualissimo nella nostra regione relativo agli interventi sul costruito per prevenire il rischio sismico.

La complessità crescente delle dinamiche della nostra società, l’avvento impetuoso di sempre nuovi paradigmi tecnologici e la interconnessione dei sistemi derivata dalla globalizzazione renderanno queste situazioni sempre più frequenti.

Per questo motivo riteniamo che sia importante concentrare energie intellettuali nella messa a punto di sistemi di valutazione degli investimenti coerenti con questa nuova complessità.

Last modified: 10 Febbraio 2021

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