Museo Enzo Ferrari: una grande opportunità per la città

Di Società e cultura

Sono un entusiasta fin dalla prima ora del Museo Casa Natale Enzo Ferrari (Mef), di cui in questi giorni si festeggia il primo compleanno.

Ho visto per la prima volta il Museo il giorno della sua inaugurazione e ho avuto occasione di visitarlo in seguito molto più accuratamente, soffermandomi sui dettagli relativi sia al contenuto sia al contenitore.
Parto da questo punto: il Museo sotto il profilo della realizzazione architettonica. Il progetto di Jan Kaplicky (il grande cofano giallo) è senza dubbio molto affascinante e rappresenta per la nostra città un segno distintivo e un unicum assoluto. Per la prima volta possiamo vantare la presenza di una indiscussa opera d’arte di architettura contemporanea. Noi modenesi siamo sempre stati molto orgogliosi del nostro Duomo, indubbio capolavoro del romanico, riconosciuto come “Patrimonio dell’Umanità”. Dobbiamo però riconoscere che è un orgoglio che dobbiamo al lascito dei nostri antenati di quasi mille anni fa.

L’edificio di Kaplicky rappresenta finalmente un “oggetto” degno dell’orgoglio cittadino e in grado di per sè di fare affluire visitatori e turisti. Opere di questa natura in alcuni casi hanno contribuito in modo decisivo al cambiamento o al rafforzamento del profilo economico di una città, come nel caso del Museo Guggenheim di Bilbao progettato da Frank Gehry, che viene visitato per le sue esposizioni, ma ancora di più per il valore intrinseco dell’edificio che le ospita.

Un po’ di rammarico a questo proposito semmai per il fatto che non ci sia posti il problema di lasciare più spazio fisico per una maggiore valorizzazione dell’edificio di Kaplicky, un po’ soffocato a mio parere da costruzioni che potevano essere evitate.

Dal contenitore veniamo al contenuto, nella sua duplice valenza.
La prima è quella dell’edificio moderno e consiste nella presentazione delle vetture, qui assurte, nella visione dell’architetto, ad autentiche opere d’arte e come tali presentate isolate su piedistalli all’interno di un enorme ambiente aperto e totalmente bianco. E’ una intuizione che condivido, come condivido che, se esiste un luogo al mondo che può far trascendere l’automobile ad opera d’arte, questo non può essere altro che la nostra terra. Questa visione estende la possibilità espositiva del Museo che può andare molto al di là di quanto rappresentato dai marchi storici che ci hanno reso famosi nel mondo (in particolare

Ferrari e Maserati) e fare di questo luogo un vero “tempio” dei capolavori mondiali del settore dell’automobile. Per questo motivo non vedo rivalità e antagonismi col museo Ferrari di Maranello di cui ogni tanto raccolgo più di un accenno. Sono anzi convinto che i due musei possano dialogare in modo sinergico e virtuoso.

La seconda valenza relativamente al contenuto è ovviamente quanto esposto nell’altra metà del Museo: la Casa Natale di Enzo Ferrari, che racchiude al suo interno il racconto della sua vita e soprattutto della sua entusiasmante e davvero unica avventura imprenditoriale. Si tratta del cuore del Museo, quello che dà il senso a tutta l’operazione.

Ma oltre al valore intrinseco (la storia di Enzo Ferrari, il nostro concittadino più illustre) sono convinto che questo contenuto possegga un valore fortemente simbolico che, se colto e valorizzato, potrebbe costituire il principale punto di forza del Mef.

Il cuore del Museo infatti è proprio la presentazione di una grande storia imprenditoriale che esprime la forza della passione, del mettersi in gioco, della caparbietà, del fare squadra. Ci dice che si può partire da un insuccesso (Enzo Ferrari voleva diventare pilota e ha “ripiegato” sulla realizzazione di una Scuderia). Ci dice quanto è importante fare tesoro degli sbagli (emblematica la “libreria degli errori” che teneva vicino al tavolo delle riunioni). Ci parla del rischio e della fiducia dell’ambiente circostante.

Quella che si snocciola all’interno della Casa Natale è una storia piena di tale carica simbolica che può anzi deve essere raccontata ai giovani di tutto il mondo ed in particolare ai giovani italiani in questo momento storico.
Il Mef è quindi anche un luogo da cui raccogliere energie positive.
Ed è l’insieme del vecchio e del nuovo edificio che rappresenta secondo me una metafora potentissima.
I primi schizzi dell’architetto Kaplicky rappresentano il suo edificio come una “mano aperta” che contiene e in qualche modo “protegge” la Casa Natale. Ed è l’avventura imprenditoriale di Enzo Ferrari ad essere “protetta” e valorizzata da quella mano aperta. Da qui la chiave di lettura molto più ampia delle potenzialità del Museo.
Si può immaginare che quella “avventura” possa essere presa a simbolo di quello che il nostro Paese dovrebbe avere come stella cometa e vocazione: l’affermazione in tutti i campi del “made in Italy di eccellenza”. Non ci sono dubbi che questo è quello che l’Italia dovrebbe e potrebbe fare in quasi tutti campi soddisfando la crescente domanda mondiale di prodotti e stile di vita di qualità. Non ci sono dubbi che questa vocazione ci venga già riconosciuta nel mondo e che costituisca la chiave di volta per il rilancio del nostro paese, ma è necessario fare molto di più per convogliare le energie in questa direzione. E non ci sono dubbi che il nome di Enzo Ferrari rappresenti senza possibili smentite la massima espressione a livello mondiale di questo concetto.

La nostra città in altre parole può mettere a disposizione il Mef e il suo valore simbolico per un progetto nazionale di grande respiro.

La mano aperta potrebbe “proteggere” altre avventure imprenditoriali che anche in altri campi perseguano lo stesso sogno: la affermazione nel mondo di prodotti di assoluta eccellenza.
Oltre alle iniziative più tradizionali per valorizzare un contenitore museale di grande pregio, potrebbe pertanto nascere un progetto parallelo che porti all’interno del Mef iniziative sulla valorizzazione della creatività italiana.

Si potrebbe dialogare con grandi brand che in vari campi, dal design, alla moda, all’alimentare sono già bandiere riconosciute del modello “Industria Italiana di Eccellenza”. Si potrebbero tenere a battesimo all’interno del Mef nuove aziende e nuovi prodotti ispirati a quella filosofia. Si potrebbero fare iniziative culturali su queste tematiche, raccontare storie di successo, istituire premi per giovani imprenditori e molto altro ancora. E il Mef, con la notorietà del nome che rappresenta e la potenza della sua metafora, potrebbe facilmente diventare un “ombrello protettivo” e un moltiplicatore di notorietà per tante iniziative italiane.
Si tratta di un progetto ambizioso e affascinante da portare avanti con un respiro extracittadino e in sintonia con i soggetti privati e le istituzioni che credono al potenziale che il Paese può esprimere in questa direzione.
Modena potrebbe averne un grande beneficio. L’Italia creativa e volonterosa si gioverebbe di un supporto importante.
Credo che Enzo Ferrari ne sarebbe felice.

Last modified: 10 Febbraio 2021

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